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giovedì 26 novembre 2015

Alberto Calle a colloquio con il prof Danilo Campanella


Alberto Calle a colloquio con il prof Danilo Campanella, dell'Università Svizzera ARSSUP, per parlare del suo nuovo saggio in uscita dal titolo "La fine del nostro tempo".
 
1) Nel libro la fine del nostro tempo, cosa risalta di più nel contesto della nostra politica estera?

Innanzitutto dott. Calle la ringrazio per questo colloquio e saluto tutti i suoi numerosi lettori. Direi che il quadro complessivo esposto ne La fine del nostro tempo pubblicato dall'editore Dissensi, esamina tutte le attuali difficoltà di una politica, nazionale o estera, fin troppo esacerbata dall'influenza violenta delle potestà indirette, ovvero le corporazioni economiche che, dalla fine della Rivoluzione americana, hanno conquistato la dignità di persone giuridiche, pur non essendo affatto persone nell'accezione naturale del termine.
 
2) Considerando sempre nei rapporti bilaterali con l'India, qual è il suo parere in riferimento ai due marò?
 
Sulla vicenda è inopportuno qualsiasi giudizio, dato che il Tribunale internazionale del mare ha già fatto un'ottimo lavoro avocando a se la questione. La radice del problema sta nella mancanza di una scuola diplomatica nazionale, che eviterebbe, sul modello francese dell'Ena, questi imbarazzanti problemi.
 
3) quali punti interessanti ci puoi spiegare in riferimento alla politica nazionale?
 
Non esiste, attualmente, una linea politica nazionale. Non esiste nemmeno un partito alternativo al grande partito di massa rappresentato dal PD, erede, bene o male, della tradizione socialdemocratica. Ogni associazione politica oggi tende semplicemente a captare le esigenze della popolazione e a proporgliele come piano d'azione. Tutto qui. Non esistono ideologie o metodi politici particolari per affrontare le esigenze del nostro tempo. In italia, inoltre, il Pd in linea con la politica europea e atlantica cerca di porre il Paese in un momento di sicurezza e di equilibrio che manca da molto tempo.
 
4) quali collegamenti potrebbe collegare con il libro e gli ultimi tristi avvenimenti accaduti in Francia?
 
In un certo senso nel libro è predetto tutto questo, quantomeno anticipo l'escalation di violenza islamista in atto, causata da due fattori: la mancanza di un'alternativa culturale forte, in Occidente, e la nostra incapacità di imporci a "casa nostra". Mi spiego meglio. Dire Islam e dire Guerra Santa è la stessa cosa. I caratteri peculiari della nostra tradizione culturale sono incompatibili col modello orientale che, quando venne rappresentato da una cultura particolare, quella islamica, mostrò una forte differenza: quella di avanzare come un blocco unico, politico-amministrativo e teologico insieme, tentando violentemente di inglobare (con-vertire) le culture differenti, fossero esse occidentali o orientali limitrofe. In qui i popoli arabi discendenti da un nipote di Sem (primogenito del patriarca ebreo Noè) fondarono nel V secolo a. C. I regni sabei, che diedero i natali, per altro, alla famosa regina di Saba. La fascia occidentale dell'Arabia è bagnata dal Mar Rosso e l’Hegiaz, era quella zona in cui passava la via carovaniera e dove sorgevano oasi e centri urbani (Arabia petraea), ed in cui un elevato numero di tribù, per la maggior parte dedite al nomadismo, i buduini, dediti al bottino e, quindi, alla guerra. La cultura della guerra maturò nello spirito di queste genti cammellate, tanto che era il solo modo per procurarsi il riconoscimento politico e l’onore. Il profeta Muhammad ibn Abdallah (conosciuto in Occidente come Maometto), nato nel 570 d.C., riuscì dopo la rivelazione ricevuta da un angelo, come è scritto nella tradizione, a coinvolgere un grande numero di tribù sotto un’unica fede: l’Islam, Per portare a se i beduini, conquistando el città geopoliticamente importanti, la Mecca e Medina, dovette inserire della sua teologia elementi guerrafondai basati sull'onore e motivati dalla ricompensa divina, altrimenti quelle genti non si sarebbero mosse. Alla sua morte vennero eletti i suoi successori tra i membri della sua famiglia, i califfi, tutti mediorientali fin quando il loro disegno "mondialista" non incontrò la necessità di amministrare un vasto impero e, convertendo le genti persiane, trovarono in loro degli ottimi burocrati. Il califfato si trasformò in un vero e proprio regime ereditario di tipo monarchico, vedendo crescere la complessità giuridica del nuovo stato, nonché la cultura e l’arte, anche grazie ad un rallentamento dell’avanzata militare, per cui a nord l’impero bizantino e i suoi cavalieri catafratti furono un forte deterrente, mentre verso le regioni orientali del Turkestan nell’VIII secolo vennero fermati dall’esercito cinese dei Tang, mentre a occidente i berberi fecero un’aspra resistenza. Questo spinse gli arabi ad agirare i bizantini muovendo dall’Egitto, estendendo l’Islam in Africa settentrionale fino sbarcando, nel 711 nella penisola iberica fino alle Isole Baleari, approdando anche in Sardegna e in Sicilia, con la presa di Palermo nell’831. Riuscendo a carpire lo stile militare dei bizantini sconfitti (che era un’eredità strategica dei romani) l’Islam riuscì ad avanzare con forza e tenacia, fin quando i suoi successi furono arrestati da Carlo Martello, nella battaglia di Poitiers del 732. Poi l'Islam conobbe una ripresa grazie (o per colpa) del golpe delle truppe dei mammalucchi, musulmani tirchi che presero il potere fin tutto il periodo delle crociate, passando per il gran visir Saladino (una sorta di presidente del consiglio del califfo in carica) e fino all'invasione mongola nel 1221 e la conquista di Baghdad (allora capitale) nel 1258. Ma l'Islam riuscì a convertire anche i mongoli, e le battaglie che seguiranno li porteranno a spingersi in Europa (questo dimostra che la loro non era una conquista mediorientale o asiatica) fino alla sconfitta di mare a Lepanto. Ci riproveranno via terra con l'assedio di Vienna, l'11 settembre (data evocativa per le Torri gemelle) 1683. Ma i musulmani verranno fermati dalla cavalleria polacca comandata dal re Sobieski. Il risultato fu che da allora la religione islamica non ha esercitato grandi atti di rivalsa fino a quando, nel postmodernismo, i governi alici turchi e mediorientali vennero soppiantati, da partiti estremisti, che rimisero il velo alle donne e le bombe in mano agli uomini. L'Isis raccoglie la parte più violenta della cultura teologica islamica, che noi definiamo islamista, ma non comprendiamo che da loro la divisione tra religioso praticante e non-praticante non esiste. Il Musulmano obbedisce al Corano, senza interpretazioni di sorta, nemmeno quelle a cui il nostro sistema occidentale e capitalista li spinge; noi seguiamo il cuore, loro la fede.
 
5) Considerando la mancanza di una politica estera comune, sia in riferimento all'India con i marò che al mancato aiuto alla Francia dopo gli attacchi subiti, l'Europa ha un futuro, oppure si va verso la disgregazione dell'UE così come la conosciamo?
 
Direi che qui i marò centrano poco. L'Europa ha un futuro in base alla sua capacità di rispondere alla crisi economica, acuita dalla guerra contro il terrorismo internazionale. 

Fonte: http://www.politicamentecorretto.com/index.php?news=81631

domenica 15 novembre 2015

MONTI BIS?


Il nostro paese è un paese democratico, perciò, io credo che coloro che chiedono un proseguimento del governo, ovvero, un Monti Bis, dovranno capire che, l'unica maniera, è con una candidatura, ormai, siamo alla conclusione della legislatura, e come ogni paese democratico, dovrà essere il Popolo che deciderà con l'esercizio del voto nelle prossime elezioni a scegliere il prossimo Governo, diamone la parola al Popolo. A coloro che criticano una possibile candidatura di Silvio Berlusconi, dovranno, leggere la Costituzione, credo che Silvio Berlusconi, come chiunque, ha il diritto di candidarsi, però, a mio avviso, sarebbe più democratico, se prima si facesse le primarie all'interno del Popolo delle Libertà.

Una volta, sentendo la trasmissione di Ballarò, ho potuto osservare delle critiche contro Silvio Berlusconi in riferimento alla crisi economica, voglio ricordare soltanto una cosa, teniamo conto, che la crisi non è soltanto nel nostro Paese, la crisi è mondiale. Suggerirei al nostro governo tecnico e a tutta la classe politica, di lavorare per diminuire le tasse che tanto penalizza l'economia, ad abolire l'Imu sulla prima casa, e a tagliare i costi innecessarie, per esempio, tagliando il costo agli immigrati clandestini, non capisco perché si debba spendere denaro, per soccorrere le imbarcazioni che fanno il viaggio della speranza, se si sa che sono immigrati clandestini, oppure nel cibo nel centro d'accoglienza di Lampedusa, ormai, in un momento di crisi, ritengo innecessario utilizzare i fondi per queste attività, meglio ricordare la frase di Benito Mussolini (diamo il pane ai nostri figli), tagliando quella spesa, avremmo un risparmio in più, teniamo conto che, una cosa sono gli immigrati legali con diritti, e un'altra gli immigrati clandestini, sono due cose diverse.

Fonte: http://www.politicamentecorretto.com/index.php?news=54776