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domenica 20 dicembre 2020

UN RILANCIO DELL'ECONOMIA ITALIANA ABBASSANDO LE TASSE

 


Vista la situazione e considerando quanto successo con l'emergenza Covid19, considero opportuno e propongo di aiutare alla ripresa economica e a rilanciare l'economia Italiana abbassando le tasse, si potrebbe fare l'Iva al 4% e le altre tasse al 7% oppure 10%, forse potremmo vedere a quanto ammontano la percentuale delle tasse negli Stati Uniti d'America, e forse ci accorgeremmo che le tasse in Italia sarebbero più alti rispetto agli Stati Uniti d'America, ed ecco perché considero che dobbiamo dare un respiro all'economia Italiana e con essa, abbassando le tasse, potremmo rilanciare l'economia Italiana. Sono convinto che il rilancio dell'economia Italiana si può e si deve fare abbassando le tasse, inoltre, modificando il titolo V della costituzione, chiedo, come avevo già chiesto ripetutamente, un sistema Presidenziale con una durata di 4 anni per il Presidente della Repubblica, 2 anni per la Camera dei Deputati e 6 anni per il Senato, in modo da far eleggere direttamente dal Popolo il Presidente della Repubblica e dare una stabilità e credibilità al nostro Paese.

Alberto Calle







giovedì 5 novembre 2020

Libro UNIONE EUROPEA, QUALE FUTURO?





                                                        INTRODUZIONE

 

Quando facevo il master di secondo livello “ Unione Europea, Integrazione Mediterranea E Sicurezza”, prima della Brexit (Uscita della Gran Bretagna dall'UE), mi ha spinto  a seguire la vicenda dell’Unione Europea e capì che il futuro dell’Unione Europea era ed è ancora oggi incerta, ecco perché ho intitolato la Tesi  “Unione Europea, quale futuro?”.

Per evitare altri eventuali scenari come la Brexit e continuare con il sogno di Altiero Spinelli, Alcide de Gasperi, Charles de Gaulle, Konrad Andenauer e tanti altri padri fondatori, occorre creare un unico grande Paese, una sola persona giuridica, un solo Stato dove tutti i cittadini si identifichino con gli Stati Uniti d’Europa, altrimenti, questo sarebbe una conseguenza diretta della creazione della fine dell’Unione Europea come si conosce tutt’ora oggi.

Si rischia altri Brexit, cioè, altre uscite dall’Unione Europea, basta pensare alla Francia, Austria e tanti altri Paesi dove prima o poi potrebbero decidere di uscire dall’Unione Europea.

Per non prolungarmi troppo, concludo l’introduzione invitandovi a leggere codesta tesi per capire meglio di cosa si parla e soprattutto per l’analisi della classe politica non solo dell’Italia ma anche dell’Unione Europea.


UNIONE EUROPEA, QUALE FUTURO ?

 

Come definire l'unione europea?, un sogno da completare, il sogno di Altiero Spinelli, ma in questi tempi, l'unione europea si è dimostrata assai una disunione, ogni singolo paese, pensa agli interessi nazionali e ciò crea disagi nelle istituzioni europee, persino nella fiducia dei cittadini, oggi l'unione europea si trova in una posizione difficile, è a metà di migliorare la sua esistenza come quella delle loro istituzioni, oppure di indirizzarsi verso una rottura imminente dell’unione europea così come la conosciamo, ecco perché occorre creare una sola persona giuridica, una sola grande nazione, una sola lingua, un solo Stato, si dovrà cambiare e andare avanti verso la creazione degli Stati Uniti d’Europa, solo così, potremmo portare alla fine il sogno di Altiero Spinelli, un sogno, di un grande pilastro, è stato difficile creare l’unione europea, ma alla fine è una realtà, ora occorre finire il progetto che sarà assai difficile ma non un impossibile, creare gli Stati Uniti d’Europa, solo così si attueranno politiche pensate agli interessi di tutti i cittadini europei, perché diventerà una sola politica ed interesse nazionale.


PREMESSA

PREMESSA A CARICO DEL ON.LE FABIO PORTA


Con “Unione Europea: Quale Futuro ?”, il giovane Alberto Calle lancia un appello appassionato per la costruzione di una vera e propria “Unione” delle nazioni che oggi compongono l’Unione Europea.

A quasi un secolo dal “Manifesto di Ventotene”, il giovane ricercatore italo-peruviano rilancia con altrettanto coraggio ed entusiasmo il sogno europeista di Altiero Spinelli, alla vigilia di quelle che si preannunciano come le più importanti elezioni dalla costituzione del Parlamento europeo, in un momento storico decisivo e per nulla semplice nel processo di costruzione dell’UE.

 “Mi piace parlare di soluzioni, e perciò so che sognare non costa niente”: con questa disarmante semplice speranza Alberto Calle, a conclusione di questo suo saggio, rilancia il progetto europeo ispirandosi ai suoi padri fondatori e ispiratori, da Adenauer a Churchill, da Monnet a De Gasperi.

Conosco Alberto da alcuni anni e posso tranquillamente affermare che raramente ho incontrato una persona tanto fieramente legata alle sue origini italiane e ai valori dell’italianità in tutte le sue componenti.   In “Unione Europea: Quale Futuro ?” Calle gioca il cuore oltre l’ostacolo, trasferendo lo stesso amore verso l’Europa, intesa però come “Stati Uniti d’Europa”, nuova patria comune per tutti gli italiani e per milioni di loro ‘concittadini’ europei.

“Un solo Paese, una sola lingua, una sola identità un solo fisco, una sola capitale un solo Parlamento, una sola Ambasciata”: il sogno europeo di Alberto Calle non può che essere oggi il progetto di Europa condiviso da tutti coloro che hanno ancora la lungimirante consapevolezza che l’Unione Europea è stata dopo la Seconda Guerra mondiale non solo la più bella e durevole risposta ad anni di conflitto e di divisioni all’interno del continente ma soprattutto il miglior modello di Stato sociale e di benessere che il mondo abbia mai conosciuto.

Voglio associarmi alla grande speranza contenuta in questo libro, convinto che solo una Europa forte e unita potrà essere in grado di rispondere in maniera autorevole e positiva alla grande sfida della globalizzazione, alla quale oggi nessuna superpotenza ha saputo dare una risposta coerente e sinceramente multilaterale, in grado di garantire pace e prosperità al nostro pianeta.

 

Fabio Porta


CENNI STORICI

 

Unificazione degli Stati Uniti d’America

 

Faccio un cenno storico sull’unificazione degli Stati Uniti, perché la considero un esempio da seguire per l’unificazione degli Stati Uniti d’Europa, la loro storia è ben diversa dalla nostra, però è interessante il loro sistema di Repubblica Federale composta da 50 Stati e un distretto federale (Washington Dc Capitale degli Stati Uniti).

La loro storia inizia con la guerra d’indipendenza americana, che si è conclusa con il riconoscimento dell’indipendenza degli Stati Uniti dal Regno Unito di Gran Bretagna, concludendosi con la dichiarazione d’indipendenza del 4 luglio 1776, emessa all’unanimità dalle 13 colonie.  La costituzione è stata adottata il 17 settembre 1787; ventisette emendamenti da allora sono stati aggiunti alla costituzione ed hanno garantito molti diritti civili e le libertà fondamentali.

Ma la loro unificazione non fu assai facile, trascorsero le guerre con le numerose tribù native, la guerra civile americana che si concluse con l’abolizione della schiavitù, la guerra ispano-americana, la prima guerra mondiale e la seconda guerra mondiale.

Tutto ciò porto a far sì, che gli Stati Uniti prendessero una posizione molto importante nella scena internazionale.

Unione Europea

 

 

Per parlare della storia dell’Unione Europea, occorre segnalare che è ben diversa all’unificazione federale degli Stati Uniti, però ha tutti gli strumenti per poter diventare gli Stati Uniti d’Europa, ricordiamo per esempio ad Altiero Spinelli, colui che ebbe un sogno durante la seconda guerra mondiale, ebbe il sogno di una sola cittadinanza, quella europea, però non è l’unico pilastro per la creazione e l’inizio di una Unione Europea, che inizia da un punto di vista economica, ed è proprio per questo motivo che sta attraversando la crisi a tal punto di trovarsi in mezzo a due opzioni. 1) di unirsi di più e continuare con l’Unione Europea oppure 2) spaccarsi e dire addio all’Unione Europea (basta ricordare il referendum dell’Inghilterra che si svolgerà prossimamente per decidere se restare o meno dentro l’UE

– Vi chiedo di mettere questa frase come esempio perché quando la scrisse  ancora non si era svolto il referendum, fu scritto prima della tesi del master, dopo il referendum 23 giugno 2016, il risultato è stata la vittoria della Brexit, quindi l’uscita dall’Unione Europea. Si può vedere chiaramente che tutto quello che sto cominciando a dire sta prendendo corso, ecco per questo che ora ho più ragioni con la mia tesi “La Formazione degli Stati Uniti d'Europa”-

Ma torniamo all’inizio e alla storia; dobbiamo prima sapere chi erano i padri fondatori, ebbene, i padri fondatori erano un gruppo eterogeneo di persone mosse dagli stessi ideali: la pace, l’unità e la prosperità in Europa; tra i padri fondatori troviamo:

Altiero Spinelli (Italiano)

 

Fondatore nel 1943 del Movimento Federalista Europeo, Padre del progetto degli Stati Uniti d’Europa.

– Il politico connazionale (Italiano) fu uno dei padri dell’Unione Europea, fu inoltre, una delle figure chiave dietro la proposta del Parlamento Europeo per un trattato su un’Unione Europea Federale, il cosiddetto (piano Spinelli). Quest’ultimo venne adottato dal Parlamento nel 1984 con una maggioranza schiacciante e fu di grande ispirazione per il consolidamento dei Trattati dell'Unione europea negli anni '80 e '90.

Konrad Andenauer – (Germania)

 

Un democratico pragmatico ed un instancabile unificatore, fu il primo Cancelliere della Repubblica Federale di Germania (1949 – 1963), cambiò il volto della Germania postbellica e della storia europea., un caposaldo della politica estera è rappresentato dalla riconciliazione con la Francia, insieme al presidente Charles De Gaulle produsse una svolta storica, firmando un trattato di amicizia che divenne una delle pietre miliari sulla via dell’integrazione europea (1963).

 Joseph Bech

 

Contribuì alla costituzione della Comunità Europea del carbone e dell’acciaio (Lussemburgo)

 

Johan Willem Beyen  (Olanda) 

 

Un piano per il mercato comune (Olandese)

 

Winston Churchill

 

É stato uno dei primi ad invocare la creazione degli Stati Uniti d’Europa, in vita fu ex ufficiale dell’esercito, corrispondente di guerra e Primo Ministro Britannico (1940 – 45 e 1951 – 55)

 

Alcide De Gasperi

 

Preparò la strada per il futuro del nostro Paese negli anni del dopoguerra. Innumerevoli volte promosse iniziative alla fusione dell’Europa, lavorando alla realizzazione del piano Marshall e creando stretti legami economici con altri Stati Europei, in particolare la Francia, in vita fu Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri (dal 1945 al 1953).

Walter Hallstein – (Germania)

 

É stato il primo Presidente della Commissione Europea (1958 – 1967), si impegnò a favore di una rapida realizzazione del mercato comune, fu in vita un grande diplomatico al servizio dell’integrazione europea. Tuttavia, fu un membro di organizzazioni naziste.

Sicco Mansholt – (Olanda)

 

Fu agricoltore, membro della resistenza olandese durante la seconda guerra mondiale, politico olandese e primo commissario europeo per l’Agricoltura. Era convinto che l’Europa dovesse divenire autosufficiente e che una riserva costante di cibo a prezzi accessibili dovesse essere garantita a tutti. Le sue idee posero le basi per la politica agricola comune dell’Unione Europea.

Jean Monnet  - (Francia)

 

Politico e consigliere economico, dedicò sé stesso alla causa dell’integrazione europea.  Fu il maggior ispiratore del piano “piano Schuman” che prevedeva l’unione dell’industria pesante europea.

Paul-Henri's Spaak – (Belgio)

 

Uno statista europeo, il belga si merita appieno questo appellativo vista la sua lunga carriera politica., è stata una figura chiave nella formulazione dei contenuti del trattato di Roma (conferenza di Messina 1955), i sei governi partecipanti lo chiamarono a presiedere il comitato di lavoro che preparò il Trattato.

Robert Schuman – (Francia)

 

Lo statista, avvocato e ministro degli esteri francese (1948 – 1952) è considerato uno dei padri fondatori dell’Unione Europea.  Insieme a Jean Monnet elaborò il piano Schuman, noto a livello internazionale, che rese pubblico il 9 maggio 1950 (data che segna la nascita dell’Unione Europea), Propose il controllo congiunto della produzione del carbone e dell’acciaio.


                          Creazione dell’Unione Europea

 

Come abbiamo osservato, l’Unione Europea si crea con lo scopo di mantenere una pace eterna dopo la II guerra mondiale, osserviamo però che la base della creazione è tutta economica, ma non politica, se è vero che esistono le istituzioni politiche come ad esempio la Presidenza della Commissione, Parlamento Europeo, è noto che non hanno un potere o una forte influenza all’interno dei Paesi membri, per non dire del consenso Popolare. Nonostante il primo allargamento dell’Unione Europea (1970-1979) con l’adesione della Danimarca, dell’Irlanda e del Regno Unito (quest’ultimo forse ne uscirà nel 2017 a causa del referendum popolare)., si potrebbe dire che tutto il sogno dei padri fondatori inizia a cambiare con la caduta del muro di Berlino (1980-1989), quando una volta entrata la Spagna, Grecia e il Portogallo, inizia un 9 novembre 1989 ad aprirsi ai paesi dell’est, in cui con un ulteriore espansione verso l’est, fanno entrare la Romania e altri paesi (ex satelliti dell’urss) e con una differenza economica con i paesi già membri, ma anche ben integrati all’euro, comincia così il problema di cui vissero e vive l’UE tutt’ora oggi. Paesi entrati al sistema dell’UE, senza l’uso della moneta unica. Forse è stato un errore allargare l’Europa a punti dove ancora non erano pronti a gestire, per esempio l’Europa con la moneta euro e l’Europa senza la moneta unica, una cosa che non si capisce è come mai un Paese potenziale e strategico per l’economia dell’Ue non ne fa parte ancora dell’Unione Europea, parlo della Turchia a cui si opposero la Germania e la Francia in particolare al suo ingresso senza valutarne i vantaggi geopolitico ed economico per l’intera Unione Europea e senza contarne della capacità di cui farebbe parte dentro della zona euro.


L’ATTUALITÀ CHE FARÀ STORIA NELL’UNIONE EUROPEA.

 

 

Per prima cosa, dobbiamo cercare di capire cosa sa l’Inghilterra che noi non sappiamo ancora, non a caso il governo dell’allora David Cameron, oltre a chiudere le frontiere ai profughi ed immigrati, ha cominciato ad indurre un referendum sull’Unione Europea (non è l’unico paese a organizzarla), il referendum si è svolto nel 2017 però non consentì la partecipazione al referendum ai cittadini dell’Unione Europea residenti nel territorio britannico, solo ai cittadini britannici, violando così il trattato di Lisbona. [Tesi che ho sostenuto prima di scrivere questo libro, ora se può confermare tutto quanto, vale  dire, si ha fatto il referendum del 2017 però soltanto con la partecipazione dei cittadini britannici]

Un’altra curiosità politica del Regno Unito, è la proposta che stava valutando l’allora ministro dell’Interno Theresa May, volendo così chiudere le porte ai nostri connazionali Italiani residenti nel loro territorio, (naturalmente politicamente corretto parlando, si deve capire da un punto di vista britannica, dove le loro istituzioni si funzionano, ma soprattutto, seguendo un esempio di patriottismo e nazionalismo, la loro politica cerca di proteggere per primis ai suoi cittadini; cosa che va in controtendenza nel nostro Paese, dove manca il patriottismo e il nazionalismo, ma soprattutto manca la buona politica di fronteggiare e proteggere per prima alla nostra sangue (ius sanguinis), pensare per prima agli Italiani e credo che siamo l’unico paese al mondo a fare il contrario degli altri, cioè la mala politica burocratica).

Occorre però capire quanti siamo numericamente, secondo la nostra Ambasciata a Londra l’indicatore dell’AIRE (anagrafe Italiani Residenti all’estero) risulta che almeno circa 550 mila connazionali risultano residenti all’anagrafe del nostro Consolato in Inghilterra.

Riprendendo il discorso, l’allora Ministro dell’Interno Theresa May, vorrebbe limitare l’accesso anche ai cittadini dell’Ue, modificando la libertà di movimento, vuole solo la libertà di movimento a chi ha un contratto di lavoro e non a chi usufruisce il welfare o l’assistenza sociale, occorre aggiungere quanto detto prima, che sono circa 57 mila connazionali Italiani che si sono trasferiti all’aire fra il marzo 2014 o lo stesso periodo del 2015.

I media inglesi se la prendono con coloro che vengono chiamati “ benefit cheaters ”  che, tradotto vuol dire, gli imbroglioni del welfare, nella gran parte dei nostri Connazionali si recano appunto senza un lavoro.

Nonostante gli avvertimenti dell’Ue, possiamo dire che forse è questa la risposta che David Cameron si attende per giustificare l’uscita dell’Inghilterra dall’Ue, cosa che sicuramente accadrà in un futuro prossimo a venire. [ A Questo punto del libro se conferma l'uscita dell'Inghilterra della Unione europea nel 2017] Personalmente anch’io pensando con la testa in maniera politica sarebbe questa la risposta che mi permetterebbe di giustificare gli attacchi all’Ue, e dire che l’ue è oramai finita ed insicura di sé, oppure voltare pagina, se è questa la linea politica di David Cameron.

Abbiamo iniziato con il problema attuale che riguarda il trattato di Dublino e l’immigrazione, perciò, possiamo osservare che, l’Europa non parla con una sola voce, perché è solo una Unione Economica, è iniziata così, a differenza degli Stati Uniti d’America, ed è forse questo il problema, nonostante ha tutte le istituzioni per poter funzionare con una sola voce, non esisterà proprio perché manca il senso di appartenenza al quale devo dire la verità, non può uno sentirsi di appartenere all’Ue, quando non esiste una Costituzione fallita giustamente nel 2004, con cui divenne poi un semplice trattato di Lisbona, ma questa unificazione ben sognata dai padri dell’Ue, compresso Winston Churchill ed Altiero Spinelli non è mai esistito e la crisi si approfondisce quando si allarga ai paesi dell’est Europa (due europa una con l’euro e l’altra senza l’euro), Ogni Paese come è notoriamente giusto che vadano ad ogni consiglio pensando a portare le cose migliori per la loro politica e i loro cittadini proprie, come si vede nel caso di Francia ed altre Paesi.

Per fare un ultimo esempio in quanto una mancata posizione politica comune:

  1)      L’Ungheria come è giusto che lo faccia, inizia a costruire il muro per fermare i profughi e l’immigrazione

   2)      Il nostro Paese, l’Italia, che pretende un aiuto dall’Ue, fa una politica vergognosa e anti patriota, accogliendo con la CRI gli immigrati e i profughi, invece di rispedirle indietro, e causando aloro volta disagi ai nostri Connazionali a casa nostra, e pretende così di rovesciare il trattato di Dublino, mentre la Francia, la Spagna ed altri paesi applicano la giusta politica come quella dell’Ungheria e l’Inghilterra, il nostro bel Paese è l’unica a fare una politica sbagliata ed andare controtendenza agli altri Paesi dell’ue.

  Quindi, possiamo osservare in questi due esempi come non esista proprio una politica condivisa e comune, come invece si esiste nel caso degli Stati Uniti d’America, il cosiddetto (POLITICA NAZIONALE) che indica una sola strada in quanto alla politica estera, immigrazione e tante altre.

l    

L’UNIONE EUROPEA PUÒ AVERE UN FUTURO? 

Come ha detto l’allora Ministro dei trasporti tedesco Alexander Dobrint, definendo l’Unione Europea un “fallimento totale” con riferimento al Trattato Schenghen e alla difesa dei suoi confini.

Dovrei dire che il triste pensiero è plausibile e condivisibile, perché si tratta di una Unione Europea molto divisa in tutti i settori, c’è chi apre le porte e chi la chiude in riferimento all’Immigrazione clandestina, c’è chi chiede più rigore e più flessibilità nel campo economico, e così via, è triste ma è una realtà che dobbiamo affrontare.

Non solo, il problema riguarda il senso dell’identità, sono convinto che se si chiede in giro molti cittadini non si sentono rappresentati ovvero identificati con una Unione Europea così come la conosciamo, se qualcuno mi chiedesse quale Unione Europea si vuole, direi una Unione Europea flessibile con l’economia, una Unione Europea senza il Trattato di Dublino, ovvero, ripristinare il trattato di Dublino, perché naturalmente penserei per prima a cogliere le migliori occasioni dell’Unione Europea per favorire il mio Paese, gli interessi dell’Italia, come è giusto che sia, per patriottismo e perché è il mio Paese di cui sono rappresentato, dove vado porto il passaporto dell’Italia, e naturalmente lo farà un Francese, Tedesco o Britannico, perché sono identificati come tale e hanno le sue istituzioni, sedi diplomatiche, municipi e i loro rispettivi governi i loro partiti politici.

Un altro esempio di identità è la lingua, se noi viaggiamo in Francia o in Germania, la mia lingua non è la stessa dei tedeschi e dei francesi, è uno dei fattori per cui forse i cittadini non si sentono in gran maggioranza identificati con l’Unione Europea, per il fattore delle diversità Istituzionali, politica, economica e fiscale.

Sono convinto che per contrastare il fallimento totale dell’Unione Europea, ed andare avanti a un passo lungo ma a sua volta sicura sia proprio approfittarne delle già esistenti trattati ed Istituzioni dell’Unione Europea per dare il salto definitivo al sogno di Altiero Spinelli, la Creazione degli Stati Uniti d’Europa, un unico Stato, un unico Passaporto, due partiti politici, una sola Rappresentanza diplomatica, una sola lingua ufficiale ecco l’unica soluzione per superare la crisi d’identità e il fallimento totale dell’Unione Europea, so che è difficile ma a sua volta non impossibile, significa che i problemi dell’Unione Europea non si vedranno da un punto di vista esterno bensì, come un problema Nazionale.


continuerà ....  





 



martedì 30 giugno 2020

ALBERTO CALLE A COLLOQUIO CON FABRIZIO COMPAGNONE PER PARLARE DELLO SVILUPPO E FUTURO NEL MUNICIPIO VI - Immigrazione, Fiano (PD): Non tutti possono avere diritto a stare in Italia



Alberto Calle ha avuto un colloquio con Fabrizio Compagnone per parlare dello sviluppo nel VI municipio di Roma e del ruolo che sta svolgendo il Partito Democratico.

1) A distanza di quattro anni dalle ultime elezioni amministrative, dove il centro sinistra nel territorio del Municipio VI non è arrivato neanche al ballottaggio, come valuta in generale il dibattito politico, e come si sviluppa nel Pd?

Premetto che, seguo molto attentamente tutte le dinamiche della politica territoriale soprattutto quelle tra il M5S e le Destre; un dibattito veramente poco entusiasmante, in cui si rivendica (da parte di chi governa il municipio) una azione amministrativa che in realtà non c'è stata, con "risultati" insoddisfacenti, se non del tutto assenti. Purtroppo, il livello di discussione della politica locale in VI, è sempre più deludente e approssimativo, anche in Aula; chi segue i lavori sa che spesso siamo soli noi ad alzare il livello del confronto. Per soli intendo il Partito Democratico che, tra l'altro, è composto da soli due consiglieri, ovvero il sottoscritto ed il Consigliere Gasparutto. Insieme cerchiamo di rappresentare, ove possibile, le esigenze di tutti i quartieri (più di quaranta) e dei cittadini che vi risiedono, non potendo, oltrettutto, essere presenti in tutte le commissioni; a volte veramente si va oltre il possibile! Certo, dopo il risultato elettorale del 2016, per noi è stata complicata e lo è ancora, l'opera di ricostruzione e di penetrazione delle nostre proposte nel tessuto sociale di questo territorio, e lo sarà ancor più, se non coltiveremo l'ambzione di un progetto, categorie e strumenti adeguati alla sfida che, oggi, è contro una destra aggressiva e pericolosa e in perenne campagna elettorale.

2) Come pensa che il possa e debba interpretare il proprio ruolo in terrotiri così difficili?

Per rappresentare un territorio così difficle e vasto come il Municipio VI, c'è bisogno di rimettere la Politica vera al centro della discussione, altrimenti si rischia una svilente e riduttiva rappresentazione dello stato delle cose. Il territorio ha bisogno di un pensiero politico lungo, serio e probonibile, ad ampio respiro. Ma, per avere pensieri lunghi bisogna capire e pensare. Capire innanzitutto i bisogni dei cittadini e proporre soluzioni. Dobbiamo, in altre parole, mettere al centro la sfera di interessi e bisogni individuali che non trovano più una rappresentanza nella sinistra tradizionale per come l'abbiamo conosciuta e ereditata.

3) Quali sono le situazioni del territorio che, risolte, cambierebbero veramente la vita dei cittadini?

Le criticità sono molteplici; bisognerebbe cominciare nel dire che, per amministrare bene un Municipio, è indispensabile conoscere sia la macchina amministrativa che il territorio. Ed essere attivi nel proprio ruolo istituzionale. Io, per esempio, ho una costante presenza nelle commissioni, consigli e come atti presentati in aula. Questo è molto importante, se si vogliono conoscere a fondo le problematiche e le situazioni del territorio. Comunque, per rispondere alla domanda, quello che sicuramente occorre, è ristabilire un patto sociale con le rappresentanze dei cittadini, a tutti i livelli, rivedendo (se necessario) anche i ruoli dei comitati e associazioni di quartiere, rendendoli più incisivi e partecipi alla vita decisionale dell'amministrazione. Oggi manca quel coinvolgimento civico e libero tanto decantato; quello che era protagonista nella prima stagione del Sindaco Veltroni. Inoltre, l'emergenza sanitaria del covid 19, ha evidenziato grandi difficoltà della macchina amministrativa comunale nel rapportarsi con i municipi, soprattutto negli interventi sul welfare, con una grave carenza di interventi adeguati e diffusi. Ma penso anche ai trasporti, al problema dei rifiuti e all'ambiente, alla cultura... Occorre, insomma, un cambio di passo per far uscire la Città di Roma dal degrado e dalla crisi profonda in cui si trova e sicuramente, il rilancio del tema del decentramento amministrativo, potrebbe rappresentare per il PD, una delle priorità da inserire nel programma elettorale per Roma.

4) Vede una forza Politica che, a prescindere del consenso, sia adeguata a Governare il Municipio?

Purtroppo, quello della classe dirigente politica, è un problema trasversale, che colpisce tutte le forze e coalizioni politiche. Ma proprio per questo, si dall'inizio della consiliatura, stiamo cercando (tramite un percorso specifico) di formare una nuova classe dirigente che possa affrontare con adeguata preparazione ed impegno, le sfide che abbiamo davanti. Prima fra tutte quella per Roma. Sicuramente, una scelta ineludibile da compiere riguarda il futuro di questa città e delle periferie nei prossimi 10 anni. Finita l'emergenza covid, bisognerà gettare le basi di un nuovo modello di sviluppo del territorio. In questi anni di amministrazione 5S, abbiamo assistito ad un progressivo degrado e mancanza di interventi risolutivi: molti progetti spot che, a volte, non hanno neanche un sostegno da parte dell'amministrazione centrale. Per questo, il nostro impegno principale, resta quello di progettare un equilibrato sviluppo, che punti sulla riqualificazione dei territori e sulla loro complessiva qualità urbana, sotto il profilo abitativo, ambientale, infrastrutturale, migliorando e facilitando la mobilità all'interno dei diversi nuclei urbani e tra di essi, avendo sempre come punto di riferimento la qualità della vitae il suo miglioramento, grazie ad interventi di utilità sociale e di promozione della partecipazione.

5) L'alternativa sembra essere la destra ... o ci siete anche voi?

Sinceramente a destra la percezione che abbiamo, è quella di una "grande ricorsa all'oro", con tante contraddizioni. E a volte non riesco proprio a capire alcuni comportamenti, anche da parte "nostra", che non fanno altro che spalancare le porte alla peggior Destra che Roma potrebbe avere. Voglio essere più chiaro: il Partito Democratico, anche nel nostro territorio, non può e non deve concentrare i propri sforzi nella complessa, quanto autoreferenziale, gestione della sua vita interna. Perché così, si allontanano passioni e competenze. Per evitare ciò, occorre un lavoro serio di ricucitura sia all'interno del PD, dove per troppo tempo, una certa autoreferenzialità, ha contribuito ad interrompere ogni canale di dialogo con la società, sia all'esterno, con i mondi civici che abbiano sensibilità e valori vicini al centro-sinistra. E' molto importante, se non fondamentale, se vogliamo un modello di società che punti all'inclusione, alla partecipazione, alla sostenibilità e solidarietà. Come partito potremo recuperare consenso, solo se sapremo costruire una alternativa credibile in termini di soluzioni per la vita delle persone; parlo di lavoro, redditto, servizi, diritto a curarsi... Le alleanze sociali con pezzi organizzati dentro la società, nascono da questa chiarezza. Se invece il cofronto tra noi si rinchiude nelle logiche di partito con filiere mobilitati dietro questo o quel candidato, rischiamo di accentuare la distanza tra di noi e i cittadini.

6) Quindi la possibile scelta rimane all'interno della vostra organizzazione?

Il punto è proprio questo, non è pensabile poter amministrare un territorio di rica 260 mila persone, facendo un ragionamento rivolto solo alla propria organizzazione politica. La parole d'ordine è allargare, n maniera ordinata e sensata, ovviamente con criteri che stabiliscano le condizioni necessarie come quella di appartenere a una cultura riconducibile al centro-sinistra. Ci sono molte realtà territoriali e civiche positive, propositive con le quali poter mettere le basi per un percorso condiviso e vincente. Nei municipi dove si andati è andati al voto prima, si è utilizzato lo strumento delle Primarie per la scelta del candidato Presidente. Ebbene, penso sia necessario ribadire l’importanza di questo strumento partecipativo, democratico e in grado di coinvolgere differenti realtà.

7) Se dovesse fare un bilancio di questa consiliatura a 5 stelle?
Il M5S alle ultime elezioni del 2016, aveva posto l’asticella delle aspettative molto alta, ma a poco più di un anno dalla fine della consiliatura possiamo dire in maniera certa, che sono molte le cose che non riusciranno a risolvere. Tanti cittadini “sedotti ed abbandonati”, si stanno rivolgendo altrove per trovare quelle risposte. Per quanto ci riguarda, dobbiamo essere bravi ad intercettare rappresentare il malessere generale che si sta diffondendo nel Municipio. Cercando di parlare alla testa delle persone e non alla pancia come fa la Destra, abituata a fomentare paure e rabbia, il tutto fatto solo ad uso e consumo di un pubblico da accaparrarsi in campagna elettorale. Per concludere vorrei ribadire l’importanza dell’unità, come valore ma soprattutto come un processo che va coltivato anche attraverso un confronto tra opinioni diverse. Le contrapposizioni interne sono spesso il frutto della mancanza di discussione aperta e senza veli, quindi oggi sento di dover far appello ad una unità che faccia i conti con la chiarezza di cosa vogliamo essere e quale parte della società scegliamo di rappresentare, promuovere, emancipare. Per riprendere quanto affermato dal segretario Zingaretti, sul modello vincente, basato sull’unione di forze di centrosinistra e liste civiche: “Non dobbiamo vivere il pluralismo come un problema e se ci sono posizioni diverse convivano, o quantomeno proviamo a farle convivere. Dobbiamo mettere l’accento su parola unità e non divisione, sulla parola collegialità e non solitudine, e questa Alleanza ci consegna un campo molto ricco di esperienze”.
Alberto Calle ha ringraziato Fabrizio Compagnone per il suo resoconto dell’attuale situazione nel Municipio VI, ed ha espresso il suo parere personale in merito alla decisione dell’Ue della riapertura delle frontiere di non chiudere le frontiere agli Stati Uniti d’America, ricordando quanto loro hanno fatto per rilanciare l’Europa dopo la seconda guerra mondiale con il piano Marshall, capendo naturalmente i validi motivi per la situazione del covid-19, ma con lo stesso nello personale ha detto valuterebbe la possibilità di non chiudere le frontiere agli Stati Uniti d’America, dopodiché, ha ribadito con forza il suo appello ad accelerare con il vaccino in modo di metterli a disposizione del Popolo in tempo record per ritornare finalmente alla normalità e con essa alla fase tre.
Fonte :.








BBC WORLD BBC MUNDO Entrevista a FERNANDO CALLE



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2 de Octubre del 2019