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venerdì 28 febbraio 2014

FIAT: TERMINI IMERESE



Nel nostro Paese, la disoccupazione è la più bassa della media europea, ma resta preoccupante la decisione di chiudere lo stabilimento di Termini Imerese. Forse la Fiat, non si ricorda quando era in crisi, basta un poco di memoria per ricordare che, fu lo Stato a sussidiare la Fiat, quindi, furono tutti i nostri Connazionali e persino gli stessi lavoratori ad aiutare la Fiat, ma oggi che ormai è già fuori della crisi ed è diventata una importante azienda automobilistica, vuole licenziare i lavoratori che una volta aiutarono ad uscire della crisi all'azienda. Sergio Marchionne, dovrebbe riflettere, pensando all'Unione del nostro Paese e al benessere del nostro Paese, deve tener a cuore la frase del nostro Inno, Fratelli d'Italia, e il Governo, dovrà intervenire per evitare che si chiuda lo Stabilimento della Fiat di Termini Imerese e stare dalla parte dei lavoratori, considerando gli articoli 1, 4, 35, 38, 39 e 42 della nostra Costituzione della Repubblica.
 
Le riforme vanno bene, ma credo che, nel 2010, la riforma prioritaria del Governo dovrà essere la diminuzione della disoccupazione, l'occupazione e il lavoro, so che sarà una impresa difficile, considerando l'informazione della BCE, in cui, la Banca Centrale Europea prevede per il 2010 un aumento della disoccupazione nell'area dell'euro. Ma penso, che non sarà difficile se tutti i nostri Connazionali fanno la sua parte, lavoratori ed imprenditori e a questo dovrà pensare Sergio Marchionne, a stare uniti e rafforzare l'unità del nostro Paese, perciò, penso che non farà un bene al nostro Paese né tanto meno alla Fiat se decide di chiudere lo stabilimento di Termini Imerese. Una volta Kennedy disse una frase interessante (Non pensate cosa può fare il tuo Paese per voi, inceve, pensate cosa possiamo fare noi per il nostro Paese), e c'è anche una bella frase di Benito Mussolini (consegna il pane ai tuoi figli, l'Italia agli Italiani), penso sia opportuno che Sergio Marchionne rifletta su queste frase e mi auguro che Sergio Marchionne ci ripensi riflettendo con queste frase e non chiuda lo stabilimento di Termini Imerese, e tenga conto che la risorsa più importante di una ditta è il lavoratore.

Lo scorso 21 gennaio, si ha risolto il problema d'Ispra, grazie all'intervento dei sindacati e del Ministero dell'Ambiente, dove si ha raggiunto l'accordo dopo 59 giorni, un accordo fra sindacati e ministero dell'Ambiente che prevede il rinnovo di tutti i contratti a tempo determinato. Con l'intesa si è sventato il rischio di lasciare a casa 200 persone, quindi, è stata una buona notizia per il nostro Paese, magari la stessa notizia ci sia per lo stabilimento della Fiat di Termini Imerese

Fonte:  http://www.politicamentecorretto.com/index.php?news=19501



Di seguito la lettera aperta inviata dal presidente Antonio Di Pietro al presidente del Senato Pietro Grasso - di Antonio di Pietro


“Egr. Presidente Grasso, come Lei certamente saprà, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, in data 7 maggio 2013, ha richiesto al Giudice per l’udienza preliminare presso il Tribunale, di emettere il decreto che dispone il giudizio nei confronti degli imputati Berlusconi Silvio, Lavitola Valter e De Gregorio Sergio per il delitto previsto e punito dagli artt. 110, 319, 321 c.p.. La medesima Procura, inoltre, nella propria richiesta ha anche identificato come persona offesa proprio il Senato della Repubblica da Lei oggi presieduto”. (all. n.1). Inizia cosi la lettera aperta che il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, ha pubblicato sul suo blog e che ha indirizzato oggi al presidente del Senato, Pietro Grasso, nella quale chiede al Senato di costituirsi parte civile nel processo sulla compravendita dei parlamentari a carico di Silvio Berlusconi e Valter Lavitola. “A seguito, poi, della sopra citata richiesta di rinvio a giudizio – prosegue Di Pietro - il GUP in data 23 ottobre 2013, all’esito dell’udienza preliminare, con decreto ex art. 429 c.p.p., dopo aver anch’esso identificato nel Senato della Repubblica la persona offesa, ha disposto il rinvio a giudizio degli imputati Berlusconi Silvio e Lavitola Valter per il “delitto previsto e punito dagli artt. 110, 319, 321 c.p., perché in concorso fra loro Berlusconi Silvio quale istigatore prima ed autore materiale poi, nella sua posizione di leader dello schieramento di centro-destra, all'epoca all'opposizione del Governo presieduto da Romano Prodi, operando in esecuzione di una più ampia e deliberata strategia politica di erosione della ridotta maggioranza numerica che sosteneva l'Esecutivo in carica, strategia denominata convenzionalmente "Operazione Libertà" e tesa ad assicurarsi il passaggio al proprio schieramento del  maggior numero di senatori quelli che avevano votato la fiducia al predetto esecutivo Prodi, Lavitola Valter quale intermediario e autore materiale di specifiche e plurime consegne di denaro in contanti, al fine di orientare e comunque pilotare le manifestazioni di voto parlamentare del senatore De Gregorio Sergio, pubblico ufficiale in quanto eletto senatore nelle liste dell'Italia dei Valori e sostenitore del Governo Prodi – costituendosi in tal modo in capo allo stesso un illecito mandato imperativo contrario al libero esercizio del voto previsto dall’art. 67 della Costituzione e quindi contrario ai doveri di ufficio – promettevano, prima, e consegnavano, poi, al predetto pubblico ufficiale la somma di danaro di complessivi tre milioni di euro - somma in concreto poi erogata per euro un milione sotto forma simulata e mascherata di contributo partitico, mediante bonifici bancari e per i restanti due milioni in modo occulto ed "in nero'', comunque mediante frazionate consegne in contanti ad opera del predetto Lavitola - somme tutte intenzionalmente erogate in modo dilazionato e cadenzato nel tempo, in modo da assicurarsi l'effettivo e progressivo rispetto del patto illecito intercorso e versate quale corrispettivo delle promesse manifestazioni di voto contrarie alle proposte della maggioranza di governo, condotte promesse dal predetto senatore De Gregorio ed in concreto ed effettivamente poste in essere, tra le altre, nelle sedute del Senato della Repubblica del 2/8/2007 n. 263, 20/12/2007 n. 272, 21/12/2007 n. 273, 24/1/2008 n. 280. Reato accertato e consumato in Napoli fino al 31 marzo 2008”(all. n. 2).
“Sempre nella medesima data -  23 ottobre 2013 – spiega Di Pietro - in cui è stato adottato il sopracitato decreto di rinvio a giudizio, il Tribunale di Napoli, a seguito della richiesta di definizione del procedimento con le forme del patteggiamento avanzata dal coimputato Sergio De Gregorio, ha pronunciato nei confronti di quest’ultimo sentenza di condanna alla pena di anni uno e mesi otto di reclusione nella quale si afferma a chiare lettere che è stato accertato: “che l’allora senatore De Gregorio, nella qualità di pubblico ufficiale, aveva ricevuto, da parte di Berlusconi e per il tramite di Lavitola cospicue erogazioni di denaro in cambio del compimento di atti contrari ai suoi doveri d’ufficio, tali dovendosi intendere le votazioni contrarie alle proposte provenienti dallo schieramento politico di maggioranza, cui egli apparteneva e nelle cui fila era stato eletto”. (all. n. 3)
 
            “Alla luce di quanto sin qui precisato – conclude Di Pietro - considerato che nei confronti dei coimputati Berlusconi Silvio e Lavitola Valter, il giorno 11 febbraio 2014, si terrà la prima udienza del dibattimento, Le chiedo formalmente che, nella Sua qualità di Presidente del Senato della Repubblica, voglia far si che quest’ultimo, già individuato dalla Procura e dal Tribunale di Napoli come persona offesa, si costituisca parte civile nel suindicato processo. Ossequi”.

Ignazio Messina nuovo segretario dell'Italia dei Valori


http://www.youtube.com/watch?v=ZJJ0Bl4pvRA

venerdì 21 febbraio 2014

RIFLESSIONI SULLA PROPOSTA DI NUOVA LEGGE ELETTORALE - di Giorgio Ragazzi e Vincenzo Olita


La proposta di nuova legge elettorale (PNLE) centra l’obiettivo di assicurare la “governabilità” assegnando alla coalizione che prende più voti (eventualmente dopo ballottaggio, se al primo turno prende meno del 37% dei voti) una corposa maggioranza di seggi alla Camera. Il rischio che al Senato si possano avere risultati difformi verrebbe eliminato, in attesa della modifica costituzionale prevista, applicando la stessa legge elettorale anche per l’elezione dei senatori (non è chiaro come verrà superato il contrasto con l’art 57 della Costituzione che prevede per il Senato il riparto su base regionale).
Si riduce però ulteriormente l’ambito del potere di scelta del corpo elettorale.
Le soglie di esclusione molto elevate (12% dei voti per le coalizioni, 8% per i partiti che si presentano da soli e 4,5% per i partiti che si presentano all’interno di coalizioni) renderanno di fatto difficilissimo se non impossibile l’emergere di nuove forze, capaci di interpretare le mutevoli preferenze dell’elettorato, oltre ad escludere dal parlamento le rappresentanze di consistenti quote di elettorato. Sarà molto più difficile che possano accadere di nuovo “terremoti” come l’inaspettato successo del Movimento 5 Stelle, che pure ha “dato fiato” ad opinioni ed esigenze degli elettori che i partiti tradizionali non sapevano interpretare.
Ormai all’elettorale resta solo la scelta, ogni 5 anni, se votare per la coalizione di destra o per quella di sinistra, col movimento 5 Stelle destinato, se sopravvive, ad un ruolo di impotente opposizione. Tutti i partiti minori dovranno accettare le condizioni imposte loro per essere accolti nella coalizione e, nei tanti casi in cui il raggiungimento della soglia del 4,5% è impossibile o incerto, dovranno rinunciare a proporre liste autonome in cambio di qualche “ seggio sicuro” per i loro rappresentati.
Agli elettori verrà presentata, per ciascun collegio, la lista dei candidati di ciascuna coalizione (o partito) ma non avrebbe senso, per l’elettore, votare tenendo conto della qualità dei candidati visto che il voto conterà solo per la ripartizione dei seggi a livello nazionale e non per l’assegnazione dei seggi nel collegio: nulla si può fare per escludere candidati sgraditi. I candidati verranno nominati (e posti in graduatoria nei singoli collegi) dai leaders delle due coalizioni che avranno quindi pieno ed esclusivo potere di “assegnare i posti” alla Camera presumibilmente a persone fidate/gradite. Uno dei grandi problemi dell’Italia, quello di migliorare la scadentissima qualità dei rappresentanti politici, non viene affrontato anzi c’è da attendersi che peggiori ulteriormente dato che uomini liberi, che ragionano con la loro testa, sono di logica ritenuti poco fedeli.
Il divieto per un candidato di presentarsi in più di un collegio era molto rilevante per far cessare questa mala pratica ma la proposta originaria non ha retto la pressione dei “capicorrente” che per essere certi di rielezione hanno imposto che sia possibile candidarsi in 3 (o più?) collegi. Questo comporta anche il potere di scegliere chi debba subentrare a seconda del collegio cui rinunci un plurieletto.
Demagogica ed anche un po’ goliardica (in quale Paese esiste una norma simile?) appare poi la norma che impone che “nessuno dei due sessi possa essere rappresentato in misura superiore al 50%” in ciascuna lista e che nelle candidature di collegio debbano alternarsi rappresentanti dei due sessi (non è detto cosa avvenga nel caso qualcuno cambi sesso in corso di mandato). Il buon senso avrebbe dovuto suggerire una maggiore libertà nella composizione delle liste per lasciare spazio alle valutazioni di capacità individuale, soprattutto a livello di piccoli collegi.
Grillo ha poi buoni motivi per contestare l’art. 67 della Costituzione: è giusto consentire che il deputato sia esente dal vincolo di mandato se la sua elezione, oltre che la stessa candidatura, dipende solo dai voti ottenuti dalla coalizione?
Con un’unica Camera che legifera ed una larga maggioranza di “nominati” eletti ogni bilanciamento di poteri tra legislativo ed esecutivo sembra eliminato o assai ridotto. In sintesi la PNLG comporta che vengano affidati “pieni poteri” per 5 anni all’uno o all’altro dei leaders delle due coalizioni. Non stupisce che Renzi e Berlusconi si siano trovati d’accordo su questo testo. Col nuovo sistema c’è da chiedersi anche a cosa sia ridotto il ruolo del Presidente della Repubblica che verrà eletto dalla coalizione al potere e avrà ben poco da mediare.
La Proposta non sembra superare nessuna delle obiezioni sollevate dalla recente sentenza della Corte Costituzionale: restano le liste bloccate, il premio di maggioranza eccessivo, le soglie di sbarramento ancora più alte. Ma per un eventuale nuovo intervento della Corte passeranno comunque degli anni. Rispetto al “Porcellum” si è solo accentuato lo strapotere dei partiti maggiori assicurando, forse, la “governabilità”. L’unica vera innovazione, la trasformazione del Senato, è lontana ed incerta.
Sarebbe allora molto meglio introdurre apertamente un sistema presidenziale, con il capo dell’esecutivo (o della repubblica alla francese) eletto dal popolo ed un Parlamento invece rappresentativo dei vari partiti e capace di controbilanciare il potere dell’esecutivo per l’indipendenza che caratterizza deputati eletti in collegi uninominali.


Un tetto allo stipendio dei manager pubblici - di Laura



Per un contenimento dei #costi in questo periodo di recessione chiediamo l'imposizione di un tetto massimo agli stipendi dei dirigenti pubblici e il divieto di ricoprire più cariche contemporaneamente!
#bastasuperstipendi
 
 

giovedì 20 febbraio 2014

Perché il Parlamento europeo deve trasferirsi a Bruxelles



Il 14 novembre vi sono stati nelle principali città europee scioperi e manifestazioni contro le misure d’austerità dell’Ue. Credo che la politica d’austerità debba iniziare dallo stesso Parlamento europeo. Bisogna abolire una sede: Strasburgo o Bruxelles. Così facendo risparmieremmo le spese per le continue trasferte da una sede all’altra: circa 180 milioni.

Fonte:

http://www.carodirettore.eu/index.php?option=com_k2&view=item&id=3114%3Aperch%C3%A9-il-parlamento-europeo-deve-trasferirsi-a-bruxelles&lang=it




ATTENZIONE, LA LEGGE ELETTORALE CHE SI VUOLE APPROVARE NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE (DELLA DEMOCRAZIA) - di Enrico Cisnetto


Fidatevi di chi ha il copyright, per di più guadagnato sul campo: con questa legge elettorale, ammesso (e non concesso) che passi, la Terza Repubblica non nasce, abortisce. Naturalmente, sempre che con questa dicitura simbolo s’intenda indicare un sistema politico-istituzionale di stampo europeo, capace di superare sia i mai veramente affrontati difetti della Prima Repubblica sia i disastri prodotti dalla Seconda. Se poi, invece, ci si accontenta di cambiare l’etichetta sulla porta, come fu nel 1994, allora sì, stiamo entrando in un’altra stagione, che però sarebbe più corretto chiamare Prima Repubblica bis-bis, prolungamento infinito di una fase di transizione verso il nulla che dura ormai da due decenni e che ha portato il Paese nella più pesante, e sempre meno sormontabile, delle crisi della sua storia repubblicana.
E che non sia cambiamento vero, positivo, lo dimostrano prima di tutto le motivazioni addotte sia da chi è favorevole sia da chi è contrario alla cosiddetta riforma Renzi-Berlusconi. I primi, a cominciare da alcuni esimi professori come Michele Ainis, hanno infatti sostenuto che qualunque critica è superata dal merito di aver finalmente dato un’accelerata alla discussione sulla legge elettorale, che neppure la clamorosa bocciatura del “porcellum” da parte della Corte Costituzionale era riuscita a dare. Ora nessuno disconosce il fatto che la melina attuata da governo e parlamento, anzi dai governi e parlamenti che si sono succeduti, sia a dir poco inqualificabile. Ma da qui a farsi andar bene qualunque cosa purché sia, ce ne passa. Se poi quel che offre il convento è un meccanismo viziato da evidenti profili di incostituzionalità, che conserva le due principali caratteristiche della legge bocciata dalla Corte – premio di maggioranza abnorme e liste bloccate con recupero nazionale dei resti – come ha perfettamente spiegato sulla Stampa il costituzionalista Stefano Passigli, allora l’adesione per disperazione diventa intollerabile. Peggio ancora è la reazione degli oppositori, che anche in questo caso prescinde dal merito: sono contro perché Renzi ha osato consultare Berlusconi e perché, di conseguenza, questa proposta di legge non può che favorire per definizione il Cavaliere pregiudicato. A questi non gliene frega niente che, come ha ben spiegato Stefano Folli, Renzi sia il chiaro vincitore, sul piano tattico, di questo passaggio perché ne esce consacrato come l’innovatore-decisionista di cui c’è tanto bisogno, e Berlusconi abbia sì riguadagnato la scena – chi ne dubitava era un cretino, incapace di leggere la storia degli ultimi due decenni – ma solo per conquistarsi “ammortizzatori” che gli assicurino un’uscita di scena meno tormentata possibile. No, loro sentono odor di “inciucio”, come amano chiamare ogni minimo tentativo delle parti di parlarsi e cercare un compromesso – come invece è giusto che sia sulle regole del gioco, semmai il nostro problema è stata la quasi totale mancanza di questi momenti d’intesa – senza capire che questa volta, se solo si guardasse la proposta per quel che è, senza alcun pregiudizio ideologico, ci sarebbero ben altre obiezioni da sollevare. 
È normale assegnare il 53% dei seggi a quelle coalizioni che abbiano raggiunto il 37% dei voti, cioè dando un premio in seggi pari al 45%? È normale che possa accadere che a contribuire in modo determinante a far vincere una coalizione siano partiti che non raggiungendo singolarmente la soglia minima poi non abbiano alcuna rappresentanza? È normale che in una fase in cui si chiede a gran voce il ricambio dei partiti e degli uomini che hanno tenuto banco nel “ventennio maledetto” si ponga la soglia ai singoli partiti che si presentano da soli all’8% e alle coalizioni al 12%, cioè livelli che non hanno paragone con lo sbarramento – pure assolutamente necessario, anzi il vero mezzo per assegnare il premio di governabilità – di alcun sistema elettorale democratico? È normale che con l’eventuale secondo turno in caso di mancato raggiungimento della soglia del 37% da parte di tutti, si finisca per assegnare un premio in seggi che può superare il 100%, seggi che verrebbero sottratti a quelli conquistati dai perdenti del primo turno, così che il voto espresso dagli italiani del primo turno vale meno di quelli del secondo? La Costituzione non recita forse che “il voto è personale ed eguale, libero e segreto…(art. 48, comma 2)? È normale che, specie dopo il pronunciamento della Corte sulla necessità di assicurare il più stretto collegamento possibile tra elettori ed eletti, si introducano liste bloccate abbinate al recupero nazionale dei resti, che significa far eleggere in Sicilia un candidato del Nord e viceversa? Infine, qualcuno ha calcolato che con i voti che Renzi ha preso alle primarie secondo questo “bastardellum” messo in campo, non entrerebbe nemmeno di striscio in parlamento?
La governabilità è di sicuro un obiettivo sacrosanto, e anche se noi di TerzaRepubblica non abbiamo mai creduto alla teoria che il “non governo” di questi anni sia da attribuire alla fragilità del sistema anziché alla povertà politica e culturale dei decisori, non per questo siamo contro gli strumenti che possono favorirla. Ma la governabilità non può essere perseguita anche a costo di dimenticarsi dell’altra faccia della medaglia della questione, la rappresentatività. Anche perché possiamo pure forzare la mano per dare pieni poteri a chi rappresenta 6-8% degli italiani – perché questa sarebbe la percentuale con questo sistema – ma poi quella forzatura la pagheremmo, come l’abbiamo già pagata in questi ultimi anni, con la scollatura tra governo e Paese che si verrebbe a creare. Non si può governare nessun paese con il minimo del consenso, tantomeno uno complesso e malmesso come il nostro.

martedì 11 febbraio 2014

COLLOQUIO CON L'ON. FABIO PORTA


1) intanto colga le mie congratulazioni per la sua legge che ha portato avanti con l'approvazione del suo emendamento nella legge di stabilità. Cosa ci può dire al riguardo?

Si tratta di un emendamento importante, non soltanto perchè destina una somma importante (7 milioni di euro) al rafforzamento dei progetti di internazionalizzazione delle piccole e medie imprese italiane nel mondo, ma soprattutto perché indica una precisa volontà di valorizzare in forma strategica l'articolata presenza del "Sistema Italia" nel mondo, fatto di associazioni, camere di commercio, enti pubblici e privati che da anni lavorano in sinergia con le nostre istituzioni e le grandi comunità italiane nel mondo.

2) Può spiegare qualcosa sull'Internazionalizzazione delle piccole e medie imprese e per la promozione del Made in Italy?

Le piccole e medie imprese sono da sempre il cuore pulsante dell'economia italiana; a loro dobbiamo il successo del "Made in Italy" e l'affermazione dell'Italia sulla scena internazionale negli ultimi decenni.   Sono però anche l'anello più debole della filiera dell'export, perché - a differenza delle grandi imprese - spesso non hanno la forza o una struttura adeguata per internazionalizzarsi.   Da qui la necessità di un piano specifico a loro rivolte e la necessità di "metterle in rete" con il grande mondo degli italiani all'estero.

3) Considerando il suo contributo nella commissione esteri, ho una situazione che mi tiene a cuore, cosa può dire della situazione in cui sta attraversando i nostri due marò? 

Una vicenda triste e dolorosa, gestita male dai governi precedenti.   I nostri due marò non sono terroristi, sono militari italiani in servizio - all'epoca dei fatti - su un cargo commerciale in base ad una legge approvata dal Parlamento.   Erano in acque internazionali e non ha senso giudicarli in India, lontano dal nostro Paese.   Meno ancora ha senso trattenerli in quel Paese.   Devono essere giudicati in maniera equa in base ai trattati ed alle convenzioni internazionali.

4) Crede che sia necessario convocare all'ambasciatore indiano alla commissione esteri della Camera dei Deputati, in modo di esprimere la nostra insoddisfazione con l'India?
Il governo sta valutando, immagino, anche questa opzione.   Al governo e al commissario straordinario per questo caso, Staffan De Mistura, questa delicata valutazione. Sono certo che sapremo rispondere in maniera adeguata e giusta alla situazione, con l'intento di risolvere positivamente questa vicenda e di difendere la dignità dei marò e del Paese, in un contesto europeo e internazionale. 

5) Ritengo necessario sospendere ogni collaborazione economica all'India, che ne pensa al riguardo?

Anche questa è una decisione delicata e da ponderare. Una decisione che spetta al governo e sulla quale anche il Parlamento dovrebbe eventualmente esprimersi.   Aspettiamo l'evolversi delle prossime ore, dei prossimi giorni; solo davanti ad un quadro chiaro e completo potremmo prendere in seria considerazione eventuali ritorsioni diplomatiche o commerciali.

6) che messaggio finale può dire ai nostri Connazionali?
Ai nostri connazionali voglio dare un messaggio fatto insieme di gratitudine e speranza. Gratitudine per il ruolo attivo che le nostre grandi collettività sparse in tutto il mondo continuano ad avere, grazie soprattutto ad una rinnovata presenza dei giovani italo-discendenti e all'arrivo di una nuova leva di emigrazione costituita da giovani che hanno ripreso a cercare altrove il percorso della loro vita, il futuro personale e professionale.   Un mondo al quale l'Italia non ha guardato e ancora oggi non guarda con la dovuta attenzione e che invece potrebbe costituire una delle chiavi di svolta per la ripresa della crescita e dello sviluppo nel Paese.  e' questa la speranza alla quale mi riferivo; una speranza per l'Italia e per il mondo, alla quale sto dedicando il mio impegno parlamentare anche come Presidente del Comitato per gli italiani nel mondo della camera dei Deputati.

7) Come vede il futuro del governo Letta e l'intesa con Matteo Renzi?

 Enrico Letta e Matteo Renzi sono due grandi risorse per il Partito Democratico ma soprattutto per l'Italia; rappresentano una giovane generazione di politici competente e seria che in questo momento sta affrontando con entusiasmo e passione politica la più grave crisi economica che l'Italia ha attraversato dal dopoguerra ad oggi.   Oggi il Presidente del Consiglio Letta è impegnato a rilanciare l'azione di governo per dare all'economia e al Paese le risposte che attende da tempo; altrettanto sta facendo il Segretario del PD Renzi, che grazie alla sua iniziativa ha sbloccato un impasse sulle riforme elettorali e istituzionali che da anni bloccava il Pese.   Sono certo che entrambi sapranno collaborare al meglio per ottenere questi grandi risultati e che tutto il PD saprà sostenerli in maniera convinta e unitaria con il senso di responsabilità che ci ha sempre contraddistinto. 

Fonte:  http://www.politicamentecorretto.com/index.php?news=64247

http://aise.it/home/notiziario-flash/165973-made-in-italy-e-legge-di-stabilita-lon-porta-pd-a-colloquio-con-alberto-calle-il-quotidiano-politico.html

http://aise.it/italiani-nel-mondo/eletti-allestero/165975-made-in-italy-e-legge-di-stabilita-lon-porta-pd-a-colloquio-con-alberto-calle-il-quotidiano-politico.html


Un enfermero del hospital Pediátrico "Claudio Zin" fue asesinado de un disparo



Una curiosità: allora Ministro della sanità in Argentina Claudio Zin, oggi Senatore del nostro Paese ( Italia ), curiosità corruzione nell'ospedale Claudio Zin?? qual è la verità?

http://www.youtube.com/watch?v=ONdU6c8TcDg

CONVEGNO DI BRUXELLES del 18/19 febbraio‏ - di Partito Radicale


Il 18/19 febbraio a Bruxelles, per lo Stato di Diritto e i Diritti Umani contro la Ragion di Stato, con l'adesione e il sostegno di Antonio Tajani, Guy Verhofstadt, Annamaria Cancellieri, Philippe Busquin, Louis Michel, Frank Kargbo, Giulio Terzi, Niccolò Rinaldi, Struan Stevenson, Kok Ksor, Amin Bakhtiar, Thomas Owen, Marco Pannella, Tonino Picula, Fausto Bertinotti, Cesare Salvi, Monsignor Marchetto, Giuseppe Cassini, Paolo e Vittorio Prodi…

ULTIM'ORA dopo un incontro con Marco Pannella, il Primo Ministro del Belgio Elio Di Rupo ha pubblicamente aderito e annunciato il suo sostegno alla campagna politica e agli obiettivi che troveranno nel convegno del 18 e 19 febbraio una prima manifestazione molto importante.


Cafè - Philo 2013-2014 - di Comune di Roma


Una serie di appuntamenti - dal 13 dicembre 2013 al 12 giugno 2014 - alla Sala Santa Rita di Roma, per esaminare il multiforme rapporto fra filosofia e vita, questo è il ricco programma di Cafè-philo 2013-2014, un'occasione di scambio e di dialogo per promuovere una nuova forma di dibattito pubblico sulla complessità delle esperienze umane e sui grandi interrogativi dell'esistenza.
Collegandosi all'esperienza delle 'Pratiche Filosofiche' largamente diffuse in Europa e in Italia, obiettivo principale di Cafè-philo è avvicinare la filosofia al grande pubblico, anche di non addetti ai lavori, e avviare in luoghi pubblici forme di riflessione con modalità di confronto civile e democratico. Ciascun filosofo ospite è invitato a declinare il tema dell'incontro secondo i propri interessi e profili accademici approfondendolo sotto diversi punti di vista, da quello sociale a quello politico, artistico, emotivo, ambientale ecc.
Al termine di ogni conferenza - preceduta da una breve introduzione e dalla presentazione dell'ospite d'onore - è auspicato un dibattito tra pubblico e relatore, ma anche tra tutti i presenti. Alcuni degli incontri saranno accompagnati da intermezzi musicali e letture con lo scopo di offrire sinergie fra il piano della riflessione teorica e quello del piacere dell'ascolto.
Cafè- Philo è presentata dall'Associazione culturale Vivere con Filosofia a cura della professoressa Rosanna Buquicchio

Info:  Telefono:  Contact center 060608 (tutti i giorni dalle 9.00 alle 21.00)

martedì 4 febbraio 2014

TROPPA BUROCRAZIA



Nel 2014 l'Inps prevede un risultato di esercizio negativo per 11,997 milioni di euro, un dato che fa scendere il patrimonio a 7.468 milioni a fine 2013 a -4.529 milioni alla fine di quest'anno, questi dati la ritengo gravi, ma è ancor più grave la nostra burocrazia che sta danneggiando l'economia, abbiamo troppa burocrazia pubblica e privata, naturalmente ciò, non contribuisce ad attrarre gli investimenti nel nostro Paese, occorre facilitare la burocrazia per rendere le pratiche più rapidi, d'altronde, abbiamo troppe tasse, le nostre imprese non possono continuare a pagare le tasse più alte d'Europa, persino di più che in Germania. Proporrei di abolire il bollo alle banche, la nostra economia non più andare avanti quando una persona giuridica o naturale deve pagare 8 euro di bollo sui conti correnti ed 8 euro sui libretti di risparmio, non è accessibile e non aiuta alla crescita e ad aumentare i consumi, perché le famiglie non ce la fanno a risparmiare, dobbiamo dare ossigeno all'economia ed è proprio su questo cambio di rotta nella quale il nostro Governo, sia l'esecutivo che il Parlamento debbono lavorare, e si deve fare prima che sia tardi, altrimenti, si verrebbe costretto a vedere alle aziende chiudere, oppure, ridurre gli stipendi da 1400 euro a 800 mensili come ha fatto Electrolux.
 

ALLE IMPRESE ITALIANE 11 MILIARDI NEL 2013 - di Ministero dell'Economia


                                                Ministero dell'Economia e delle Finanze

Il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Fabrizio Saccomanni, ha illustrato in una conferenza stampa i risultati conseguiti nel 2013 in Italia dal gruppo Bei, per l’occasione rappresentato dal Vice Presidente della Banca Europea per gli Investimenti, Dario Scannapieco.
Ammontano a 10,4 miliardi di euro (in aumento del 50% rispetto al 2012) i nuovi prestiti erogati dalla Banca, a cui si aggiungono 600 milioni ad opera del Fondo Europeo per gli Investimenti (Fei) per un totale di 11 miliardi, che hanno attivato progetti per oltre 30 miliardi, circa il 2% del PIL. Il 2013 si dimostra l’anno record per volume di finanziamenti in Italia del gruppo Bei.
“L’Italia ha sempre attribuito grande importanza al ruolo che la BEI può avere per lo sviluppo e la crescita, in particolare in una fase segnata da profonda recessione” ha affermato il ministro Saccomanni nel corso della conferenza stampa di presentazione dei dati. “Anche per questo l’Italia ha partecipato con entusiasmo all’aumento di capitale della BEI nel corso del 2013 con la propria quota di 1,6 miliardi, e ha contribuito – in seno all’assemblea dei soci e nel consiglio di amministrazione – a orientare il ruolo della banca verso una strategia di sostegno in particolare alle piccole e medie imprese che costituiscono il tessuto connettivo della nostra industria”.
Nel complesso, gli impieghi della Bei nel nostro Paese risultano pari a 65,6 miliardi. Oltre 8.400 le PMI che hanno ricevuto finanziamenti nell’anno appena concluso, per una cifra complessiva di 3,3 miliardi (il 34% del totale). Nel 2012 i fondi Bei erogati alle PMI erano stati pari a 2,5 miliardi. In termini di settore, la BEI è intervenuta nell’energia, a cui è stato attribuito il 22% dei finanziamenti erogati nel 2013, nelle telecomunicazioni e trasporti (20%), nell’industria (13%), nell’acqua (10%) e nello della sanità (1%).
Nel 2013 è proseguito l’impegno della Bei nel sostegno dei progetti di ricerca e sviluppo e per l’ammodernamento infrastrutturale del paese, compreso lo sviluppo della banda larga. Sono stati inoltre avviati nuovi settori di attività, tra cui il primo finanziamento nel social housing in Italia (a Parma), il sostegno al Parco scientifico Erzelli di Genova e al progetto ‘Energy Efficiency Milan Covenant of Mayors’, finanziamenti ai porti e a iniziative Growth finance (GFI).
Il Ministro Saccomanni ha espresso compiacimento per l’impegno della Bei in Italia che “in un anno segnato ancora dalla crisi ha assicurato una boccata d’ossigeno al settore imprenditoriale, soprattutto alle PMI che più di altre imprese soffrono nell’accesso al credito. Auspico che l’impegno della Bei possa essere ulteriormente sviluppato in futuro, per sostenere e accompagnare la nostra industria e le nostre imprese nella fase di ripresa economica che, seppur ancora molto debole, sta mostrando i primi segnali anche in Italia’’



IMU, IMMOBILI PUBBLICI E BANCA D’ITALIA: SÌ DEFINITIVO ALLA CONVERSIONE DEL DECRETO - di Camera dei Deputati


Lunedì 27 e martedì 28 gennaio la Camera ha proseguito l’esame del disegno di legge di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133, Disposizioni urgenti concernenti l’IMU, l’alienazione di immobili pubblici e la Banca d’Italia (C. 1941, approvato dal Senato), con l’illustrazione degli ordini del giorno presentati.
Nel corso della seduta pomeridiana del 27 gennaio la Presidente della Camera, Laura Boldrini ha rilevato che ricorre oggi il giorno della memoria in ricordo delle vittime dell’Olocausto. L’Assemblea ha osservato un minuto di silenzio.
È quindi seguito un dibattito nel corso del quale sono intervenuti un oratore per gruppo e il rappresentante del Governo Sesa Amici, Sottosegretario ai rapporti con il Parlamento.

Mercoledì 29 gennaio   la Camera ha approvato in via definitiva il disegno di legge, già approvato dal Senato, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133, sulle disposizioni urgenti concernenti l’IMU, l’alienazione di immobili pubblici e la Banca d’Italia (C. 1941).

IL SENATORE ZIN SCRIVE AL MINISTRO DELLA SALUTE - di Dott. Claudio Zin



A poche ore dalla seconda Assemblea Plenaria 2013 del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, il Senatore Dott. Claudio Zin, Vicepresidente del Gruppo per le Autonomie del Senato, scrive al Ministro della Salute, l' On. Beatrice Lorenzin, sul tema dell'assistenza sanitaria dei nostri connazionali residenti all'estero.
"L’assistenza sanitaria è uno dei temi più sentiti dagli italiani residenti all’estero. Il modello attuale tuttavia non funziona come dovrebbe e stiamo ricevendo per questa ragione numerose segnalazioni di servizio inadempiente." Così il Senatore Dott. Claudio Zin ha scritto al Ministro della Salute per sensibilizzare il Governo italiano sulla opportunità di migliorare l’assistenza sanitaria a favore degli  italiani residenti all’estero.